Lo spazio aereo dedicato ai droni in Italia è organizzato e classificato in modo rigoroso per garantire la sicurezza delle operazioni su tutto il territorio nazionale.
L’ENAC, l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, ha previsto una suddivisione dello spazio aereo in diverse classi operative (A1, A2, A3, C1, C2, C3) che tengono conto delle caratteristiche della missione e del livello di rischio correlato. Ogni classe prevede propri requisiti altimetrici, planimetrici e procedurali che devono essere rigorosamente rispettati dai piloti.
In particolare, le limitazioni per la classe C1 sono stringenti poiché riguardano le operazioni in aree popolate, dove è massimo il fattore di rischio collaterale. Soltanto superando gli esami presso un istituto di formazione qualificato, come Professione Drone, è possibile acquisire l’attestato drone abilitante a pilotare sistemi in C1.
La complessità del quadro regolamentare impone ai piloti la frequenza periodica di corsi di aggiornamento. Solo attraverso una formazione continua e certificata è infatti per essi possibile restare costantemente informati sulle regole in continua evoluzione, rendendosi custodi del rispetto delle procedure di sicurezza in ogni singola attività che avviene all’interno del rigorosamente classificato spazio aereo italiano.
Spazio aereo droni: Classificazione dello spazio aereo
La classificazione dello spazio aereo per i droni si basa sulle classi operative definite dall’ENAC per questi velivoli a pilotaggio remoto. Lo spazio aereo di classe C1 è dedicato ai droni che operano in aree popolate con un grado di rischio elevato. In questa classe rientrano i droni che volano a bassa quota, tipicamente entro i 120 metri da terra, e che possono sorvolare aree con presenza di persone non coinvolte nell’operazione. I piloti che operano droni in classe C1 devono seguire un Corso per Droni avanzato e sono tenuti a rispettare stringenti limitazioni, come il divieto di volo notturno e la necessità di mantenere il velivolo entro il campo visivo.
Le classi C2 e C3 identificano invece lo spazio aereo adibito ai voli a quote più elevate, con gradi di rischio progressivamente minori man mano che aumenta l’altitudine di crociera. I droni che volano in C2 possono superare i 120 metri ma non i 150, mentre quelli in C3 operano stabilmente oltre i 150 metri. I requisiti per i piloti sono più blandi rispetto alla classe C1, con la necessità di un addestramento base per C2 e l’assenza di requisiti particolari per C3.
Le classi operative A1, A2 e A3, infine, riguardano i droni che effettuano le proprie missioni lontano da aree popolate e infrastrutture, come ad esempio i droni agricoli che operano esclusivamente su campi e terreni privati. Per queste classi non sussistono limitazioni legate alla quota di volo o ai requisiti del pilota. È tuttavia sempre necessario rispettare le norme sul sorvolo di proprietà privata e aree sensibili.
La classificazione dello spazio aereo dei droni proposta dall’ENAC in modo molto pragmatico tiene conto sia del fattore umano che altimetrico nella valutazione del rischio legato alle operazioni.
è possibile volare in ogni spazio aereo drone? Ecco l’organizzazione dello spazio aereo italiano
L’organizzazione dello spazio aereo italiano prevede una suddivisione su base prevalentemente verticale, con delimitazioni della quota di volo stabilite in accordo con le normative ENAC.
Lo spazio aereo inferiore, fino a FL195, è strutturato in tre FIR (Flight Information Region) corrispondenti alle aree di Milano, Roma e Brindisi. Si tratta di spazi di classe G, nei quali i droni possono operare rispettando le limitazioni altimetriche e planimetriche stabilite dalle relative classi operative (C1, C2, C3, A1, A2, A3). Particolare attenzione va posta al sorvolo di aree abitate, dove è consentito solo alle unità che hanno completato uno specifico iter formativo in Scuola di Droni.
Al di sopra di FL195 ha inizio lo spazio aereo superiore, suddiviso nella UTA (Upper Control Area) tra FL200 e FL460 e nella UIR (Upper Flight Information Region) oltre FL460. In queste porzioni a quote più elevate opera normalmente l’aviazione generale con aeromobili pilotati, perciò i droni possono essere ammessi solo eccezionalmente e se in possesso di apparati che ne permettano un tracciamento radar equivalente agli altri velivoli.
La regolamentazione italiana dello spazio aereo tiene conto delle specifiche caratteristiche e capacità dei singoli droni, indirizzandoli di volta in volta verso le zone più idonee e sicure in cui poter svolgere in piena tutela legale le proprie attività.